Fascicolo sanitario elettronico conosciuto solo da poco più della metà degli italiani
Lo rivela la ricerca Outlook Salute Italia 2021 di Deloitte. L’utilizzo digitale dei servizi sanitari appare ancora circoscritto. Buona invece la valutazione delle competenze digitali degli operatori
Digital transformation «a scartamento ridotto»
Il settore sanitario sta subendo notevoli trasformazioni innescate dall’introduzione e dal progressivo utilizzo delle nuove tecnologie. Ma l’Italia fa ancora fatica a percorrere con decisione questa strada. Lo conferma il primo «Outlook Salute Italia 2021 – Prospettive e sostenibilità del Sistema Sanitario», una ricerca demoscopica realizzata da Deloitte, basata su oltre 3.500 interviste effettuate sul territorio nazionale. L’obiettivo è verificare se e come le numerose dinamiche che stanno interessando il settore stanno modificando abitudini e modalità di fruizione dei servizi sanitari da parte dei cittadini. L’innovazione digitale è stata esaminata attraverso una duplice prospettiva, sia in merito alla percezione dell’attuale offerta, sia relativamente alle abitudini dei pazienti. Secondo gli intervistati, la digital transformation in ambito sanitario appare ancora limitata: la valutazione delle competenze digitali degli operatori sanitari in Italia è «buona» o «ottima» per circa un terzo dei rispondenti (29%), e il livello di digitalizzazione del comparto sanitario è inferiore ad altri settori per il 38% dei partecipanti. Dall’altro lato, poco più della metà della popolazione conosce il Fascicolo sanitario elettronico (59%) e l’utilizzo digitale dei servizi sanitari appare ancora circoscritto: poco più di un terzo del campione ha ricevuto un referto medico via e-mail (37%) o ha prenotato online una prestazione sanitaria (35%). Infine, solo l’8% ha fruito di servizi di telemedicina, quota inferiore rispetto a quanto registrato a livello globale (dal 13% al 29%).
«Difficile dire quali saranno i paradigmi di cura tra qualche anno, troppe variabili stanno profondamente trasformando modelli operativi e strumenti. Tuttavia, questa trasformazione, costituisce un’opportunità fondamentale da cogliere per la futura sostenibilità del nostro Sistema Sanitario», commenta Guido Borsani Senior Partner di Deloitte e Government and Public Services Industry Leader dell’area Central Mediterranean (Italia, Grecia, Malta) che ha curato la ricerca.
La valutazione del Sistema sanitario nazionale
Dallo studio emerge una fruizione delle prestazioni sanitarie distribuita presso tutta la popolazione nazionale, per lo più concentrata su esami di laboratorio (66%) e visite da medico di famiglia e pediatra (64%). Dalle analisi emerge che la condizione economica delle famiglie risulta decisiva per il ricorso ad alcune cure, principalmente visite specialistiche e diagnostica strumentale (come ecografie, radiografie, TAC), il cui utilizzo è maggiore presso coloro che dichiarano un reddito elevato (ad esempio, le visite specialistiche negli ultimi tre anni sono state effettuate dal 50% di coloro che dichiarano un reddito basso, e dal 60% di coloro che dichiarano un reddito elevato). L’indagine fa emergere anche un dato importante relativo alle prestazioni mediche, in quanto più di un quarto del campione afferma di essere stato costretto a rinunciare a cure nell’ultimo anno per motivazioni economiche (29%), quota che raggiunge oltre un terzo dei rispondenti residenti al Sud e nelle Isole (36% al sud; 40% nelle isole). In questo contesto tuttavia, il giudizio degli italiani sul Sistema sanitario registra performance positive: il voto medio dato al Sistema sanitario nazionale è sufficiente (6,3 su una scala da 1 a 10) e il voto medio assegnato alla sanità privata si colloca in una fascia positiva (7,3). In particolare, sono premiati i servizi di prossimità, come il 112/118 (voto medio 6,8), i servizi offerti da medico di famiglia e pediatra (6,8) e i servizi aggiuntivi disponibili in farmacia (6,6). Viceversa, gli intervistati percepiscono criticità importanti legate ai tempi di attesa, che non raggiungono la sufficienza in alcun ambito indagato (il voto medio è inferiore a 5 per tempi di attesa relativi a ricoveri ospedalieri, diagnostica e visite ambulatoriali), e soprattutto, denotano un peggioramento nel corso dell’ultimo anno.
«I risultati della ricerca confermano il posizionamento del Sistema Sanitario Nazionale, riconosciuto come uno dei migliori a livello globale, in quanto il giudizio complessivo restituito dagli italiani è positivo» commenta Borsani. «Emerge tuttavia un’area di grande sofferenza dettata dalla quota di pazienti che hanno rinunciato a cure mediche per motivi economici. Purtroppo, con riferimento all’ultimo anno, la percentuale supera un quarto dei rispondenti. Questo fenomeno costituisce un elemento di preoccupazione circa la tenuta dell’universalità del nostro Sistema ed è ulteriormente rafforzato dalla criticità emersa sui tempi di attesa e dall’attitudine a viaggiare per ricevere le cure necessarie in tempi idonei».
Il turismo sanitario
Un’ulteriore tematica rilevante per il comparto sanitario è legata al turismo sanitario. Dalla survey emerge che nell’ultimo triennio, circa un terzo degli italiani si è spostato dalla propria regione. La mobilità sanitaria è stata effettuata principalmente verso altre regioni italiane (72% tra coloro che hanno viaggiato per motivi di salute) per visite specialistiche o ricoveri ospedalieri. In questo contesto, i principali driver che hanno spinto i pazienti a viaggiare sono ricondotti alla ricerca di strutture o medici specifici, all’esigenza di una migliore qualità delle prestazioni, e a causa degli eccessivi tempi di attesa.
Le polizze sulla salute
Le polizze salute risultano note alla popolazione italiana, anche se solo un rispondente su cinque dichiara di averne sottoscritto una. Emerge infatti un problema di diffidenza come barriera alla sottoscrizione: il 49% di coloro che non hanno una polizza salute non sono intenzionati all’acquisto, principalmente a causa di costi troppo elevati (44%) e perché non ne avvertono l’esigenza (30%). Viceversa, la soddisfazione presso coloro che hanno già sottoscritto una polizza assicurativa salute appare pienamente positiva, in quanto il 76% dei clienti attuali consiglierebbe la sottoscrizione ad amici e parenti.
«Il campione ha espresso il timore di dover fare ricorso sempre di più in futuro a fonti proprie di finanziamento per accedere alle cure. In questo contesto possono ricoprire un ruolo decisivo anche le polizze assicurative salute, la cui diffusione, ad oggi, ha ancora importanti margini di sviluppo in termini di distribuzione e offerta», conclude Borsani.
Corriere della Sera/eHEALTH, 21.02.2020