Ma va ridotto il divario Nord-Sud 

di Alberto Mantovani – Direttore Scientifico Irccs Humanitas e docente Humanitas University
Corriere della Sera 24 dicembre 2018

Il 23 dicembre, si è celebrata la nascita del Servizio sanitario nazionale (Ssn), istituito nel 1978 dal primo ministro della Salute donna della Repubblica italiana,Tina Anselmi.

Il Servizio sanitario nazionale nasce dalla visione, contenuta nella nostra Costituzione, di una salute condivisa.

Seppur non perfetto, è quello che definirei un «miracolo italiano»: spende molto meno di qualunque Paese con risultati — da qualunque punto di vista — superiori o almeno uguali. Voglio ricordare, in particolare, i dati relativi alla lotta contro il cancro: per la mia attività professionale — sono immunologo ed oncologo — infatti, le mie riflessioni non possono che essere focalizzate sul cancro.

Aiom e i registri tumori ci dicono che i pazienti oncologici italiani hanno una sopravvivenza superiore alla media europea. Se facciamo il confronto con i Paesi del nord Europa che spendono molto di più del nostro in salute (Germania e Paesi scandinavi), la sopravvivenza dei nostri malati è uguale o superiore.

Sono 3 gli elementi alla radice di questi risultati: il Servizio sanitario nazionale, la competenza e la dedizione dei medici e del personale sanitario e assistenziale che lavora in questo ambito, e la ricerca scientifica sostenuta da attori pubblici e privati.

Attori pubblici come il ministero della Salute, unico sportello affidabile per la ricerca biomedica, e grandi istituzioni fra cui l’Istituto nazionale dei tumori di Milano, il Regina Elena di Roma e la Fondazione G. Pascale di Napoli. E attori privati fra cui le charities (prima fra tutte Airc, sportello affidabile e meritocratico per il finanziamento dei ricercatori) e le istituzioni private a servizio del pubblico: in Lombardia l’Istituto europeo di oncologia, l’ospedale San Raffaele e l’Irccs Humanitas, di cui sono direttore scientifico.

Il Servizio sanitario nazionale è stato capace di catalizzare le interazioni virtuose fra grandi istituzioni pubbliche e i privati che operano a servizio del pubblico, per dare ai pazienti la miglior ricerca e le migliori cure. I suoi 40 anni sono un’occasione per riflettere sulle sfide che abbiamo davanti.

La prima è continuare a sostenere la ricerca scientifica per il bene dei pazienti, per trasformare l’innovazione in cure sempre più efficaci: in un orizzonte di medicina personalizzata, significa assicurare la sostenibilità di terapie nuove e costose dando la cura giusta al paziente che realmente ne trae beneficio.

La seconda sfida è la prevenzione, che passa anche da corretti stili di vita. Alimentazione sana, dieta equilibrata, zero fumo e moderato esercizio fisico. Evitare il sovrappeso — e ancor di più l’obesità, riconosciuta come fattore di rischio di cancro — è fondamentale quanto sottoporsi agli screening consigliati, come la mammografia per le donne sopra i 40 anni e il test del sangue occulto nelle feci per gli over 50.

La condivisione — nel nostro Paese e non solo — è la terza sfida. Sono convinto che la radice solidaristica del Servizio sanitario nazionale sia l’humus all’interno del quale è germogliato l’impegno che tanti operatori — a livello personale o di istituzione — dedicano ai Paesi in via di sviluppo.

Penso ad esempio agli oncologi della Pediatria del San Gerardo, o ai tanti medici e ricercatori del Bambin Gesù, della Sapienza di Roma e di Humanitas che spesso trascorrono le loro vacanze diffondendo la medicina targata Ssn e la cultura italiana nel mondo.

A maggior ragione in una simile visione, non posso non essere preoccupato dalle differenze fra Nord e Sud Italia in tema di salute e, in particolare, di sopravvivenza dei pazienti oncologici. Meno cancro nell’Italia del sud, per ora, ma anche minore sopravvivenza: è una disuguaglianza di cui pubblico e privato al servizio del pubblico devono farsi carico insieme. Davanti a noi, dunque, abbiamo sfide importanti.

Ma sono certo che il patrimonio di intelligenza e passione, cuore e cervello che esprime il nostro Paese ci permetta di affrontarle con successo.

Gennaio 2019

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